TEMA: in questo periodo hai letto parole importanti sul significato da dare alla propria vita. Esprimi il tuo pensiero in proposito anche alla luce delle riflessioni fatte dopo l’incontro di Emergency. 

La nostra vita è l’opportunità più grande che ci viene proposta, bisogna decidere se viverla nell’avventura, nei sogni e nelle passioni o se seguirla e basta, senza emozioni. Alla nostra generazione è stato richiesto (oltre che di vivere) di “cambiare il mondo”, di abbattere le diversità fra i popoli e le nazioni. Questo è un compito arduo che presenta molti rischi: quello di sentirsi piccolo e inutile ad agire da solo, di preferire il benessere all’avventura, di lasciar per strada i propri ideali e di non avere coraggio.

Tutte queste affermazioni sono state scritte da Robert Kennedy e io sono pienamente d’accordo con lui. Devo dire che per me è difficile pensare che da sola potrei fare grandi cose perché ho sempre bisogno di qualcuno che mi dia perlomeno un sostegno morale. Invece, per gli altri tre problemi, non ho preoccupazioni perché credo sempre in quello che faccio e penso: non mi piace restare in casa senza vivere avventure entusiasmanti, e il coraggio quando serve lo tiro fuori senza problemi.

Ho voglia di dare un significato alla mia vita e di cercare di non cadere in queste trappole. Spero di continuare a studiare, di farmi una famiglia e di arrivare alla vecchiaia senza rimorsi e pensando che la mia vita è stata fantastica. Poi, ora che sono giovane ma abbastanza matura, mi sono resa conto che l’uomo sta facendo moltissimi errori e mi piacerebbe risanarli con le mie azioni. Ma come ho capito qualche settimana fa grazie all’incontro m con alcuni volontari d’Emergency, si deve partire da qualcosa di piccolo, che sommato a tante altre piccolezze darà qualcosa di grande.

Dopo l’incontro ho capito che posso rimediare anche io alle guerre che hanno lasciato molti feriti, agendo nella mia città e cercando di coinvolgere molte persone nelle azioni d’Emergency. Ho compreso l’importanza di qualcosa di piccolo, perché un’onda, se sommata a tante altre, dà una potenza enorme. Con la mia classe sto già iniziando con queste piccole azioni, ci siamo divisi in gruppi e pensiamo di andare fuori dalle chiese, dai negozi per raccogliere fondi per un ospedale in Africa (che si chiamerà “Salam” perché porterà la pace in un continente dove ci sono state, e ci sono ancora, molte guerre civili), ma anche per far capire che bisogna fare qualcosa e basta qualcosa di piccolo.

Ho capito che non c’è niente di più soddisfacente che aiutare qualcuno che è in difficoltà, e non per pietà ma per rispetto e voglia di farlo.

Irene Rota, classe 3a D

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