Parlo del mio insegnante A. Paolo.
La prima volta che l’ho visto a cinque
anni, mi sembrava un po’ strano. E’ alto e magro, ha un po’ di barba, è
un po’ pelato in certe parti della testa, però dove ha i capelli li ha
abbastanza lunghi.
Porta sempre degli scarponi da montagna e fa ridere; porta sempre degli occhiali anni ’60 con le lenti grosse e la montatura degli occhiali di metallo che è nera. Ha sempre una bacchetta di canna di bambù che gli hanno regalato. Ha sempre molta fretta, certe volte alle 4 e 25, con la sua classe, esce dall’uscita di emergenza perché non vuole fare uscire le altre classi prima di lui.
Per stare al centro dell’attenzione,
quando deve dire qualcosa di importante, mette le mani in bocca e fischia.
Quando qualcuno gioca mentre lui spiega, zitto zitto, arriva, picchia molto
forte il banco con la bacchetta e il bambino si spaventa e smette di giocare e
sta attento.
Non
so come fa a non ingrassare con tutti quei dolci che mangia e non so come fa
tutti i giorni a fare quattro chilometri a piedi.
Lui
insegna matematica e informatica. Io sarei più contento se non fumasse tutte
quelle sigarette. Io, delle materie che insegna il maestro Paolo, preferisco
computer perché non ci sono tutte quelle interrogazioni di calcolo mentale e
tutte quelle verifiche da fare. Però in fondo anche matematica è una bella
materia.
Carlo S.