Istituto comprensivo Camozzi

Scuola primaria G. Rosa . classi terze

Anno scolastico 2010-11

Tre gocce di brusco

Il Gran Maestro Degustatore Gustavo Palatino era il più celebre e autorevole sommelier del mondo. I giornalisti lo intervistavano per avere informazioni e pareri su vini, vigneti, cantine ed annate. I produttori gli chiedevano consigli, opinioni, giudizi. I migliori ristoranti lo consultavano per preparare le loro preziosissime liste di vini.

Ma un giorno, Gustavo si accorse di una brutta novità: il vino non gli piaceva più. La cosa comin­ciò lentamente, e pensò che si trattasse solo di una forma passeggera di insensibilità: ma non passava.

Il suo palato riconosceva ancora i sapori, le gradazioni, gli aromi, le essenze, le sfumature più delicate; ma non sentiva più il piacere.

Gustavo si fece visitare da medici, che lo trovarono sano,

«Eppure un problema ci deve essere…» pensava. «Forse il mio palato è diventato così raffinato, che per provare piacere devo assaggiare solo il vino migliore... ».

Così si mise in viaggio per andare a trovare quel nettare. Bisogna sapere che c'erano tre vini, al mondo, che si contendevano la fama di vino migliore: il primo era il Barolo Sublimis, prodotto dal conte Altero Spremio della Vinaccia, su un colle del Piemonte.

Gustavo lo andò a trovare.

Il conte era un formidabile chiacchierone, e gli fece visitare in lungo e in largo le vigne e le cantine, prima di prelevare una bottiglia del famoso Barolo.

«E’ del 1996, mio caro amico: il 1996, l'annata migliore che abbiamo avuto!» disse gongolando. - Con molte cerimonie la bottiglia fu stappata, il vino rosso rubino fu versato nei bicchieri da degustazione, e finalmente Gustavo poté berne un sorso.

Era buonissimo, eccezionale, profumato di frutti di bosco e persino di mandorla e nocciola: ma il piacere non c'era.

Gustavo ringraziò, sospirando, e se n'andò.

Qualche giorno dopo partì per la Francia, La sua meta era il paesino di Bonvignac, dove si faceva il Sauternes Merveilleux, un vino bianco e dolce straordinario.

Il produttore, un signore alto, pallido e magro, al contrario del conte piemontese era assolutamente taciturno. Una delle poche parole che disse, quando ebbe versato nei bicchieri il vino dorato, fu: «A votre santé!»

Il Sauternes Merveilleux si confermò un vino stupendo, saporito di albicocche secche, zafferano, miele e marmellata di mele cotogne: ma il piacere non c'era.

Sconsolato, Gustavo tornò in Italia. Rimaneva da assaggiare solo il Brunelle Nonplusultra, del produttore Uvaldo Fermentini, in Toscana.

Gustavo ci andò in macchina, e Uvaldo Fermentini lo accolse festosamente, lo presentò a tutti i parenti, i collaboratori, i contadini, e infine riempì per un terzo, come si deve, i due bicchieri.

Il sommelier degustò: il Brunelle era stupendo, profumato e pastoso, ricco e intenso, eccetera eccetera: ma il piacere non c'era.

Gustavo Palatino ripartì, molto triste. Se nemmeno quel vino gli aveva potuto dare piacere, ogni speranza era perduta.

Si trovò a passare vicino alla zona in cui, da piccolo, tra­scorreva le vacanze. Per distrarsi, decise di fermarsi qualche ora da quelle parti, e andare a trovare alcuni parenti che non vedeva da anni. Prima visitò due cugine e una zia, al paese, con le quali parlò del presente e del passato, e alla fine raggiunse la fattoria in cui viveva un vecchio zio, a cui da piccolo era molto affezionato. Aveva più di novant'anni, ora, ma era ancora lucido e allegro.

«Sai, Gustavino?» disse il vecchio, dopo aver parlato di molte cose. «Riesco ancora a curare la piccola vigna, e a farmi il vino!»

«Davvero, zio?» disse Gustavo, sorridendo. «Beh, è un vino molto semplice», disse il vecchio. «Ma allora ti piaceva molto».

«Vuoi dire che mi davi da bere il vino, così da piccolo, zio Gino?» si stupì Gustavo.

«No, certo, Il vino non fa bene ai bambini...» rispose il vecchio. «Ma io ne mettevo qualche goccia in un bicchiere d'acqua, e tu dicevi: 'Questo è il mio vino!' e lo bevevi a piccoli sorsi, facendo delle smorfie buffissime!»

«Che strano, non mi ricordo niente!» disse Gustavo, e aggiunse: «Non me lo faresti assaggiare?» «Beh, Gustavino, non è certo un vino come quelli a cui sei abituato...» «Non importa, zio Gino. Vorrei berne solo qualche goccia in un bicchiere d'acqua».

Ridendo, il vecchio zio prese un bicchiere, lo riempì d'acqua, e ci versò qualche goccia di vino da una bottiglia di vetro verde scuro.

L'acqua si tinse di rosa. Poi il vecchio si versò due dita di vino, prese il bicchiere, lo alzò, e disse:

«Salute, Gustavino!»

Gustavo alzò il bicchiere, e poi bevve.

Era acqua, appena insaporita di brusco: ma quando toccò la lingua del sommelier, una casca­ta di piacere si rovesciò nella sua mente, nel suo corpo. Sentiva sapore d'uva, ma anche di sole e di festa. Sentiva profumo di bacche, ma anche di gioco e di gioia. Sentiva lo zucchero del vino, ma anche i ricordi, sentiva il sapore di quando era bambino.

Il piacere era tornato.

Gustavo abbracciò lo zio, contento.

Poco dopo ripartì, portando con sé una bottiglia senza etichetta, senza disegni eleganti, senza parole solenni, piena di quel vino che a lui da bambino era sempre sembrato il migliore del mondo.

Roberto Piumini

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