Lettera aperta all’Istituto Comprensivo “ G. Camozzi”

             A tutti i colleghi, gli alunni dell’istituto Comprensivo “G. Camozzi” e a tutti quelli che conoscevano questo gigante buono, vichingo, che si vestiva da Babbo Natale e girava col monopattino, col sorriso stampato in viso, sempre disponibile ad ascoltare e ad aiutare a risolvere i problemi di tutti, volevo dedicare ancora qualche minuto in sua memoria, spiegandovi com’era anche come marito e padre.

            Io sono la moglie e posso garantirvi che anche me ha fatto felice come sposa.

Mi ha dato tutto quello che una donna potesse desiderare e a volte anch’io mi sentivo un po’ bambina con lui perché, come avete detto voi nelle vostre letterine, sdrammatizzava anche i problemi più grossi. A volte mi arrabbiavo, discutevamo, ma alla fine faceva sempre ciò che voleva lui, perché era troppo saggio. Sapeva affrontare ogni situazione e ogni problema con la masssima calma.

            Ero e sono fiera di lui, perché era un grande uomo in tutti i sensi.

Il vostro prof era felice di poter dare qualcosa di sé, era allegro e sereno perché solo donando qualcosa di buono agli altri, sapeva di ricevere gratificazioni e soddisfazioni. Così è stato.

            E questo vi rimanga come insegnamento.

Non conosceva la parola odio, non l’ha mai nominata… A tutto dava una spiegazione logica.

            Ricordatevi che l’amore porta amore e il male porta solo brutte cose. Quindi prendete esempio da lui che è stato oltre che un vostro educatore anche un amico.

            Ci tengo a dirvi che ci teneva molto alla famiglia convinto che nella vita occorre avere dei principi sani con delle basi solide.

            Anche voi diventerete grandi, crescerete dei bambini, avrete la vostra famiglia…Ma vi raccomando… Beppe Madaschi non trascurava niente, ogni momento della sua giornata aveva un suo spazio: quello per la scuola, quello per la moglie, per sua figlia, per i suoi genitori, fratelli e amici. Mi incitava a venire all’Atalanta con voi per non trascurarmi, ma io non sono portata per il calcio… perdonatemi; allora ne approfittavo per riposarmi o per fare qualcosa in casa. Ma all’ultimo ho desiderato più che mai venire per vedere come esultavate con lui e come lo ricordavate.

            Grazie ragazzi e colleghi per avergli voluto così bene! Sono fiera di lui e di voi tutti.

            Anche come padre è stato un esempio. Pensate che quando siamo andati in Bolivia per prendere la nostra bambina era dimagrito 15 kg. Era diventato un piccolo vichingo tutto baffi, abbiamo sofferto tanto in quei tre mesi in SudAmerica, ma vi garantisco che abbiamo visto con i nostri occhi la fame, la povertà, la morte prematura dei bambini, ma soprattutto l’umiltà delle persone che pur non avendo niente dalla vita, sapevano cos’è l’amore e sapevano soprattutto godere di quel poco che le offriva. Abbiamo imparato da quelle persone che ci hanno lasciato nel cuore un sentimento pieno di calore.

            Tatiana ora è grande. Il papà le manca terribilmente, ma è fiera di averlo avuto anche se per poco tempo e dentro di lei ha tutti i suoi insegnamenti.

Le ha insegnato ad essere forte, facendosi rispettare, ma con dolcezza e serenità.

Ci teneva tanto che finisse l’università e sono sicura che lo farà contento.

            Ci tenevo a dirvi un’ultima cosa

Alla sera, quando ci mettevamo a tavola, tutte le volte, immancabilmente, mi parlava di voi e di tutte le cose più bizzarre che potevate combinargli.

            Vi ha sempre voluto bene, non dimenticatelo

                                                                                                           Luciana Madaschi

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