Istituto comprensivo Gabriele Camozzi

Scuola secondaria di I° grado Camozzi

classe 2 A 2006/07 . docente referente: prof.ssa Giannina Pecce

Progetto Scuole 2006-2007 LACTIS

Il sogno di Fernando

Fernando inspirò a pieni polmoni l’area fresca e salmastra che batteva il cassero di poppa, mentre teneva il timone. Finalmente si stava realizzando il suo sogno: comandare una nave tutta sua, mettersi alla caccia di navi inglesi, vendicare anni e anni di assalti corsari, per non parlare della disfatta della Invincible Armada. Era vestito da pirata, ma si chiedeva in cuor suo se doveva considerarsi tale, oppure un corsaro o, ancora un ammiraglio al servizio di sua maestà il re di España.

Aveva seguito personalmente la progettazione e la costruzione dello splendido galeone che ora, con un equipaggio di bucanieri, guidava verso nord, verso le coste inglesi, che conosceva bene.

Fernando Martinez de Recalda conosceva bene l’inglese e il gaelico. Era nato nel 1588, figlio di una giovane di nobile e antica famiglia celtica e l’ammiraglio Juan Martinez de Recalda. Questi era scampato al disastro della Invincible Armada ed aveva trovato rifugio presso la famiglia O’Brien, cattolica e filospagnola.

Rientrato fortunosamente in Spagna dall’Irlanda, Juan aveva cresciuto il figlio nel desiderio di una vita marinaresca. Fernando si era arruolato come mozzo, spacciandosi con i suoi capelli rossi per un giovane irlandese, prima sui mercantili inglesi che facevano rotta da e per le nuove terre, poi per due anni addirittura nella marina militare di Sua Maestà Giacomo I. Era stato un apprendistato prezioso per carpire i trucchi del nemico e poterlo un giorno colpire meglio.

A 19 anni si era iscritto alla Regia Accademia Navale di Spagna, da cui era uscito con il grado di Alfiere, poi, il lungo periodo di servizio nelle Antille. Era stato un periodo tranquillo, dopo che re Giacomo I aveva revocato le patenti di corsa. Lo aveva fatto nel tentativo di allacciare buone relazioni con la Spagna, contro la crescente potenza francese, e per facilitare accordi commerciali con i mercanti delle Fiandre.

Per realizzare però il suo sogno di rivincita contro gli Inglesi, Francisco aveva bisogno di molto denaro.

Cinque anni prima, perciò, aveva deciso di recuperare il tesoro dell’ammiraglia di suo padre. Questi gli aveva lasciato in eredità una mappa, un po’ rovinata, di Brandon Point,  sulla costa sudoccidentale dell’Irlanda, dove parte della Invincibile Armata era miseramente naufragata.

Lì l’ammiraglio, in un anfratto della costa, aveva nascosto il tesoro di bordo, per sottrarlo agli Inglesi.

Con l’aiuto di alcuni fedeli servi, guidato dalla preziosa mappa, l’impresa era miracolosamente riuscita. I suoi parenti irlandesi lo avevano aiutato, dopo una serie di mirabolanti avventure, a trafugare il tesoro fino a La Coruña.

Con quel denaro aveva dato inizio, nei cantieri di San Sebastiano, alla costruzione di quella che aveva progettato come la più prodigiosa, veloce e potente, nave da guerra che fosse mai stata realizzata. Il fasciame era della qualità più dura di teck, che aveva fatto venire apposta dalle Filippine. Era duro ed elastico insieme, in grado di resistere a molti colpi di artiglieria.

Sul galeone aveva caricato una gran quantità di nuovissimi archibugi, sciabole di acciaio di Toledo, moschetti, pignatte (rudimentali bombe a mano), fuoco greco, oltre a barili di ottima polvere da sparo.

La “Real San Martin” presentava una meravigliosa velatura, capace di spingerla ad oltre 16 nodi orari. Essa disponeva di una duplice fila di colubrine, su entrambi i lati. Una batteria aveva un impressionante calibro di 200 millimetri e lanciava pezzi da 35 libbre, l’altra batteria di cannoni calibro 140 mm sparava un nuovo tipo di bombe cave, piene di polvere esplosiva, che scoppiavano non appena raggiungevano il bersaglio, producendo danni devastanti.

Non un vascello avrebbe potuto stare ancora a galla dopo aver ricevuto una bordata del Real San Martin. Fernando non vedeva l’ora di metterlo alla prova!

Il vero problema era stato quello dell’equipaggio.

Fernando non poteva certo issare la bandiera di Spagna e arruolare truppe regolari, avrebbe scatenato una guerra! Non aveva avuto altra scelta che reclutare all’isola di Tortuga, strappata pochi anni prima dai pirati francesi e inglesi ai coloni spagnoli, un drappello di avventurieri rimasti fedeli al re e ansiosi di rivincita.

Non era stato dunque difficile radunare un equipaggio di connazionali fieri e onesti, desiderosi di gloria e – perché no – di ricchezza. Per mesi li aveva addestrati a governare la nave, a ricaricare e sparare con la massima velocità. Gli archibugieri erano diventati abilissimi nel colpire anche bersagli lontani e tutto l’equipaggio eccelleva nel combattimento individuale, menando fendenti micidiali con le sciabole!

Il giovane ammiraglio sapeva che a nord del mar dei Sargassi navigavano i mercantili inglesi, ed era deciso a dar loro una bella lezione. Dopo un secolo di saccheggi, la Corona spagnola era a corto di oro e argento. Anche per questo Filippo IV non poteva rinunciare ai Paesi Bassi, che i calvinisti volevano trasformare in una repubblica indipendente da Madrid.

Francisco sapeva che il proprio progetto faceva comodo al suo re, mandando in tilt gli inglesi, che soffiavano sul fuoco della ribellione nelle Fiandre, per metterci sopra le loro mani rapaci…

Con la invincibile Real San Martin avrebbe fatto una bella pulizia, sia eliminando i bucanieri dai Caraibi, sia saccheggiando le flotte inglesi, senza farsi intercettare dal grosso della Royal Navy. Il Lord ammiraglio John Seymour era un avversario temibile…

Anche i mercantili francesi non sarebbero sfuggiti alla sua caccia, anzi, con la loro grossa molte, sarebbero stati ancora più facili da catturare.

La prima sfida che dovettero affrontare fu tuttavia una tempesta, forse la più terribile degli ultimi anni, che investì il possente galeone di Fernando al largo delle Azzorre. Con molta fortuna, e grazie alla prudenza degli ingegneri di Francisco, che avevano realizzato un ingegnoso sistema di bilanciamento e di galleggiamento, la Real San Martin aveva superato la prova.

Adesso, finalmente, Fernando poteva respirare a pieni polmoni la brezza dell’oceano. Avevano avvistato la loro prima preda, riconoscendovi da lontano lo sventolio dell’Union Jack. Presto i cannoni avrebbero ruggito, e il leone di Castiglia avrebbe fatto tremare il drago inglese!

Già gli artiglieri caricano le colubrine. I fucilieri, armati fino ai denti, schierati a tercios, e riparati dietro la murata, bersagliano le file nemiche; i cannoni eruttano tutta la loro potenza, la nave nemica viene avvolta da una nube di fuoco, dopo pochi minuti diventa un rottame galleggiante. L’abbordaggio è una formalità, i pochi superstiti si arrendono volentieri...

L’ alba del nuovo terrore dei mari sta sorgendo……

Michele

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