AVVENTURA IMMAGINARIA MOZZAFIATO

Ero in classe e la maestra stava spiegando.

Improvvisamente mi sono ritrovata nel giardino dell'edificio abbandonato accanto alla scuola. Mi guardai intorno. Aveva siepi che creavano nascondigli accoglienti, pini dove l'edera stringeva il tronco ormai marcito e rovi contorti, che con i loro rami ondeggianti ricoprivano le piccole foglie ancora verdi sul terreno.

Era una foresta amazzonica in miniatura .

Il giardino appariva come un folle disordine, dove le pianticelle spontanee s'innalzavano verso l'alto.

M'incamminai con passi felpati verso una piccola scala con tre gradini. Le gambe mi tremavano dalla paura.

Era una casa buia, spettrale e disabitata da molti, moltissimi anni. Le finestre rotte, le grondaie ostruite, i muri scrostati; la ruggine ricopriva ogni cosa.

La casa non risuonava di strilli infantili, solamente il vento soffiava forte lungo un corridoio buio dove mi avviai con la mia pila. Ad un certo punto vidi una lucina lampeggiare e subito corsi a vedere che cos'era. Mi spaventai e corsi via, ma una voce mi chiamò dicendomi: "Sono soltanto io, Federica!".

Indietreggiai e vidi che era proprio la mia cara amica Federica. Aveva le gambe e le braccia nude che tremavano dalla paura. Era una bambina che non era coraggiosa. Le chiesi com'era arrivata fin qua e lei mi rispose: "Giocando a mosca cieca mi sono persa e i miei amici mi hanno abbandonata in questa casa triste e spaventosa".

Lentamente salimmo al piano superiore dato che era una casa a tre piani. Attraverso una scala circolare arrivammo e subito vedemmo una cucina e una camera da letto con una porta socchiusa. Incuriosite entrammo e vedemmo un vampiro!

Era un uomo  che aveva due lunghi e aguzzi denti, un lungo vestito nero e due guanti bianchi macchiati, che scriveva il suo diario personale con gocce di sangue. Sul letto vedemmo una bellissima fanciulla con il collo che sanguinava. Impaurite lanciammo un urlo incontrollato.

Il vampiro sentendolo cominciò a rincorrerci per tutta la casa e senza speranze salimmo sugli ultimi due piani dove c'era il bagno, la stanza dei giochi e un'altra stanza per lavare i panni.

Ad un certo punto si accesero delle luci che incominciarono a lampeggiare e ancora più impaurite, senza accorgercene, cademmo in un piccolo tunnel di metallo. 

Il vampiro non riuscì a raggiungerci perché la porta del tunnel si chiuse improvvisamente dietro di noi.

 Con grande-grandissima ansia vedemmo una luce. Era l'uscita.

Arrivate a destinazione mi ritrovai, con grande sorpresa, distesa sul mio banco, mentre Federica scriveva.

La maestra mi rimproverò e nell'intervallo capii che il sogno, anzi l' incubo, era solamente la leggenda del vampiro che era il maggiordomo della casa quando era abitata. Rimasto solo e senza un lavoro un mago malvagio di nome " il Terribile", fece un incantesimo trasformandolo in un vampiro assetato di sangue.

Dopo quell'avventura nella mia fantasia riuscii a non addormentarmi più e a non farmi più rimproverare dall'insegnante.

Carlotta 5a

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