Hirokai l'elfo e Hidkor il drago

Ho sognato di essere nel giardino abbandonato dell'edificio davanti alla scuola: era pieno di erbacce e rovi , per fortuna non troppo alte, e c'erano diversi alberi.

Avvicinandomi all'edificio sentii dei fruscii. Feci un passo indietro e ... fu un attimo , qualcosa , tipo un laccio, mi prese per la gamba e mi mise a testa in giù ! Da li il giardino sembrava una vera e propria foresta. Sentii dei passi ma non vidi nulla, a parte una mano verde che impugnava un coltello.

Credetti fosse la mia fine e chiusi gli occhi. Ma quando li riaprii, nulla era cambiato a parte il fatto che la mano verde stava tagliando la corda con il coltello. Caddi dall'albero, ma due mani, anch'esse verdi, mi afferrarono per il bavero della camicia con una stretta molto più forte di quella dell’uomo più forte del mondo.

Dalla chioma dell’albero spuntò una testa: aveva orecchie molto appuntite, verdi, denti bianchissimi, il naso a patata (anch’esso verde) era perfetto, un po’ paffuto ma sembrava magrissimo. Aveva labbra rosso fuoco da cui uscivano parole che sembravano una melodia. La sua bionda chioma rifletteva i colori del sole: insomma, aveva tutto quello che un uomo vorrebbe avere, e mi chiese con un accento soave: "Chi sei? Da dove vieni? Cosa ci fai nella mia trappola per hzchi?".

Io gli chiesi: “Cosa sono gli hzchi?”. Avevo appena finito la domanda che sentii un dolore fortissimo alla gamba. La guardai e sopra c’era uno strano serpente rosso che mi aveva morso; urlai e svenni.

Quando mi risvegliai, non ero più in quella scomoda posizione, ma dentro l’edificio. Un fuoco era acceso ai miei piedi. Finalmente vidi la strana creatura che era all’ombra. Si era avvicinata a me e mi disse che quello che mi aveva morso era un hzchi. Io mi guardai la ferita, che era coperta da una grandissima foglia che mi impediva i movimenti: assomigliava ad un gesso.

Discutemmo su chi eravamo e dove eravamo, lui si chiamava Hirokai ed era un elfo. Mi addormentai perché era già tardi.

Il giorno dopo di Hirokai non c’era traccia. Provai a chiamarlo ma nessuno rispose; in compenso sentii un grugnito da dietro una colonna e andai a vedere.

C’era Hirokai che si teneva un braccio sanguinante e mi disse: “E’ arrivato un drago.”.

“Un drago?” dissi io “Non ne ho mai visto uno! Ma… è pericoloso? Cosa ti è successo al braccio?”.

“Quel drago ha tentato di uccidermi. – mi rispose – Secondo te, non è pericoloso? “ . “ Scusa “ risposi io “ ora vai nella foresta a cercare dei nabiqui “. “ Cosa sono i nabiqui? “ chiesi io. “Voi li chiamate cinghiali. Prendi la spada che è in quella borsa! “ . Non risposi, presi la spada di oro massiccio con incassati diamanti con una lama  affilatissima che non sbagliava un colpo e mi misi in viaggio. Mi dispiaceva ammazzare cinghiali ma o quegli animali non avevano sangue o la spada era fatata. Quando tornai ne avevo presi sette e li stavo trascinando quando il sole si oscurò. C’era qualcosa che gli impediva di illuminarmi la strada; guardai in alto e scorsi un drago color perla con gli occhi iniettati di sangue che mi fissava scendendo di quota. Non so cosa mi prese, perché dissi parole per me incomprensibili, ma che fecero effetto sul drago: “ Hidkor num uba cilormion high univitus Handaria digh imperial” cioè “ Hidkor non puoi fare di testa tua, sono un inviato della regina Handaria, mi devi ubbidire!” . Gli mostrai involontariamente la mano e il drago guardò l’anello che mi aveva regalato mia zia e chinò il capo e disse “ Sono ai tuoi ordini “. Senza neanche pensarci tirai fuori la spada; il drago la vide e tentò di togliermela di mano, ma era troppo tardi; la spada aveva trafitto il suo doppio cuore.

Quando raccontai la mia avventura a Hirokai lui mi disse” Mi hai salvato la vita amico” “ Devo tornare a casa mia ora “ gli annunciai. Tornai a casa e mi addormentai. Quando mi risvegliai mi sembrava di aver vissuto davvero quella avventura. E oggigiorno vedo occhi dietro la siepe che mi guardano.  

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